Introduzione

La campagna di scavi di Pegazzano condotta nell’inverno 2017 nella chiesa di S. Michele Arcangelo di Pegazzano da parte dell’Università di Pisa sotto la direzione della Soprintendenza ABAP della Liguria, con il sostegno economico della Fondazione Carispezia e con la collaborazione di Parrocchia e Diocesi della Spezia-Sarzana-Brugnato, ha costituito un importante momento per ricostruire la storia dell’edificio e dei suoi eventuali annessi, consentendo di verificare e, in qualche caso, sfatare alcune delle ipotesi avanzate in passato.

Gli approfondimenti stratigrafici, effettuati in due saggi dislocati uno nell’area presbiteriale della chiesa (Area 1000) e l’altro nella parte della sacrestia novecentesca (Area 2000), hanno permesso di portare alla luce i resti delle strutture della chiesa di impianto bassomedievale, altrimenti non visibili, e le tracce delle complesse trasformazioni che essa ha avuto in età moderna e contemporanea.

Cenni alla sequenza archeologica in relazione alle fonti scritte ed epigrafiche

Non abbiamo dati certi su quando la comunità di Pegazzano, nota nei documenti di archivio dal pieno XIII secolo, riuscì a dotarsi di una sua chiesa nel medioevo. San Michele di Pegazzano non è attestata infatti né nella raccolta per la crociata del 1276, né nelle decime bonifaciane della fine del XIII secolo, dove la pieve di Marinasco risulta avere sotto la sua giurisdizione spirituale le cappelle di Fabiano, Carpena, Biassa, Volastra e Campiglia. La chiesa di Pegazzano è invece elencata negli estimi della diocesi a partire dal XV secolo (si vedano le sezioni STORIA e FONTI).

È da ricordare però che prima di questo orizzonte cronologico, però, la chiesa è attestata da un altro importante documento: l’epigrafe in marmo che si trova murata nella parete nord del campanile dello stesso S. Michele. In questa si ricordano i lavori eseguiti dalla comunità di Pegazzano per l’edificazione della chiesa nel 1348 (post mortalitatem) e della cerimonia di consacrazione, avvenuta il 20 febbraio 1349 (VECCHI 1983, FONTI>epigrafi).

Tale momento in base all’interpretazione della documentazione di scavo corrisponde al Periodo II, Fase 2 della sequenza archeologica generale.

L’analisi della documentazione scritta medievale almeno fino al XV secolo consente, quindi, di vedere Pegazzano come una piccola comunità di strada, di raccordo col crinale a nord-ovest del golfo nella prima metà del Duecento, e una sua probabile crescita demografica nella seconda metà del secolo, non tale tuttavia da richiedere subito l’edificazione di una chiesa autonoma. A prescindere dalla Peste Nera, il Trecento dovette invece essere un periodo di fioritura e di crescita di importanza per Pegazzano come per altre località del golfo.

Nel XV secolo San Michele è ancora citata come cappella dipendente da Marinasco. In questo lasso di tempo, tuttavia, in base alle fonti scritte e alle evidenze archeologiche si registrano un periodo di parziale abbandono dell’edificio con susseguente ripristino e adattamento dei livelli pavimentali del presbiterio e anche dell’altare maggiore (Periodo II, Fase 1).

Tabella riassuntiva delle notizie storiche su Pegazzano e sulla chiesa di San Michele e loro correlazione con la sequenza archeologica generale

Nel 1584, nel corso della visita apostolica di monsignor Peruzzi, si verificò che la parrocchia di San Michele di Pegazzano aveva 50 anime, più o meno la medesima quantità attestata nel 1251. Circa due secoli dopo, nel 1640, la parrocchia aveva raggiunto invece 400 anime: il Seicento è stato quindi un secolo di grande crescita e di benessere per la comunità di Pegazzano, come si riflette anche nel rinnovamento delle strutture stesse dell’edificio ecclesiastico (ampliamento del catino absidale) e nell’edificazione della adiacente sacrestia (Periodo I, Fase 5; cfr. FONTI).

Nel XVIII secolo la comunità rimase più o meno ai livelli demografici raggiunti nel secolo precedente. Per quanto riguarda l’edificio ecclesiastico le fonti scritte, e anche le tracce archeologiche, per questo periodo registrano la sopraelevazione del tetto con la creazione della copertura interna a volta, l’innalzamento delle quote pavimentali e la costruzione cappella laterale vicino all’ingresso della chiesa (Periodo I, Fase 4).

La scelta della Spezia come nuove sede del dipartimento Militare Marittimo (1857) e la conseguente costruzione dell’Arsenale Militare (1859-69) modificarono, nel giro di pochissimo tempo, la fisionomia della città e del quartiere di Pegazzano. Quest’ultimo in particolare perse definitivamente il suo carattere agricolo-artigianale, mantenendo pochissime tracce dell’antico insediamento e dell’importante nodo viario di collegamento tra la costa e l’interno. La chiesa ad ogni modo sopravvisse ed ebbe anche alcuni importanti lavori di restauro ed adattamento al nuovo contesto urbanistico: ovvero la sistemazione della parte sommitale del campanile e il rialzamento delle quote del sagrato davanti a chiesa attraverso la creazione di un terrazzamento ed una gradinata di accesso allo stesso (Periodo I, Fase 3; si veda anche Pescetto 2014-2015).

Infine tra il 1915 e il 1940 la parrocchia e la chiesa ormai in decadenza fu affidata alle cure di don Calcagno, che cercò di recuperarne le strutture e la funzione di riferimento per la comunità locale. Per quanto riguarda l’edificio in particolare don Calcagno provvide all’ampliamento della sacrestia e dell’ala orientale della canonica e mise mano ad un nuovo rialzamento e rifacimento pavimento onde evitarne le infiltrazioni di acqua dal fianco contro monte a sud;  a lui si deve anche il rifacimento di alcuni altari, compreso quello maggiore (Periodo I, Fase 2; cfr. CALCAGNO 1941).

Le indagini stratigrafiche e la sequenza archeologica

Con l’occasione del ripristino dell’altare maggiore nell’area presbiteriale sono stati programmati degli approfondimenti di scavo tesi a valutare il potenziale stratigrafico della chiesa di San Michele e dei suoli sepolti ad essa relativi, oltre che a definire in modo più specifico le vicende che l’avevano coinvolta almeno  a partire dal medioevo. Dovevano essere inoltre verificate alcune ipotesi formulate in passato circa possibili pre-esistenze romane e altomedievali, sia nell’area occupata dall’edificio religioso bassomedievale che nella zona della sacrestia.

Per tali motivi sono stati programmati due saggi di scavo da realizzare rispettivamente al centro dell’abside di età moderna dove andava ricollocato l’altare (Area 1000) e nella parte orientale della sacrestia (Area 2000), laddove in passato era stato già rimosso il pavimento recente per condurre alcune esplorazioni non meglio documentate nei sedimenti sottostanti.

Posizionamento in planimetria dei due saggi di scavo (autore: F. Stratta)

Lo scavo è stato condotto con metodo stratigrafico, impiegando la campionatura dei sedimenti, oltre che dei materiali edilizi e dei carboni per future analisi di tipo autottico e archeometrico.

Per quanto riguarda la documentazione scritta sono stati impiegati elenchi e schede US standard secondo le normative ministeriali, mentre per quanto concerne la parte di rilievo grafico e di creazione dell’archivio fotografico sono state impiegate anche nuove tecniche di presa fotografica in 2D e 3D, seguite in modo particolare dal Dottor Fabio Stratta (si veda la sezione FONTI).

I reperti rinvenuti durante lo smantellamento della stratificazione in posto sono stati al momento puliti e/o restaurati (FONTI>reperti), quantificati e fotografati con lo scopo anche di definire la datazione assoluta di alcune fasi della sequenza archeologica, insieme ai risultati delle analisi C14 su un paio di campioni di malta e carboni. Sono stati prelevati infine alcuni campioni dei leganti delle murature con lo scopo di farne l’analisi minero-petrografica per ricavarne dati che consentano lo studio più approfondito della loro tecnica costruttiva (si vedano le sezioni FONTI>analisi e STRUTTURE).

 

Monica Baldassarri