L’analisi archeologica condotta sulle strutture murarie di San Michele Arcangelo di Pegazzano non ha rivelato, coerentemente con i dati emersi dall’indagine del sepolto, alcuna evidenza muraria anteriore alla fondazione della chiesa trecentesca.
In questa fase l’edificio si configura come una chiesa ad aula unica, con sviluppo longitudinale inferiore all’attuale, di cui si conservano in elevato la facciata e parte delle murature perimetrali (SP_SMP17_PPI (3)). La tecnica costruttiva denota l’impiego di ciottoli di arenaria e scapoli di calcare, sbozzati in forme geometriche regolari o semplicemente trattati a spacco, posti in opera su corsi sub-orizzontali con inzeppature litiche (SP_SMP17_2029 (6); SP_SMP17_2029 (17)).
A tali paramenti corrispondono pietre di cantone costituite da conci dei medesimi litotipi, di pezzatura medio-grande, squadrati e spianati con punta singola sulla faccia a vista.
Le prese di luce che si aprono sui perimetrali – tre per ogni lato – sono rappresentate da monofore strombate in conci di arenaria con coronamento d’arco a tutto sesto (SP_SMP17_EA1 (9)).
In questa fase l’edificio di culto presenta un’abside circolare collocata in una posizione più arretrata rispetto all’attuale e di cui il sondaggio stratigrafico in Area 1000 ha permesso di individuarne la struttura di fondazione. La muratura, intaccata da un profondo taglio di spoliazione, è realizzata con ciottoli di calcare e arenaria, impiegati a pezzatura naturale o ritoccati a spacco, disposti secondo bancate sub-orizzontali con alternanza di spessi letti di malta di calce (SP_SMP17_1052 (6); SP_SMP17_1052 (11)).
Ulteriori indicazioni circa l’originario sviluppo in elevato dell’edificio di culto provengono dall’analisi della controfacciata e dei prospetti leggibili sul perimetrale nord.
Dall’analisi della superficie muraria della controfacciata è possibile constatare come l’attuale portale di accesso all’edificio, con piedritti in conci squadrati di calcare e arenaria e arco a sesto ribassato, appartenga alla fase di fondazione dell’impianto, risultando posto in opera contestualmente alla muratura trecentesca (fig.a).
Allo stesso orizzonte cronologico è plausibile ricondurre anche il portale esterno, connotato da stipiti in conci di arenaria che si concludono superiormente con mensole modanate. Queste ultime costituiscono le imposte di un architrave monolitico in arenaria, decorato al centro con una croce a bassorilievo inscritta in un cerchio (fig.b). L’apertura così definita, con luce pari a 198 cm e altezza attuale di 270 cm circa, è coronata da una lunetta con arco ogivale, il cui inserimento sulla facciata è tuttavia da riferire ad un intervento posteriore.
In asse con il varco principale, nella fascia medio-superiore della controfacciata, è visibile una croce lucifera, definita da elementi lapidei squadrati e spianati, apparecchiati in continuità con il paramento circostante, realizzato con conci di analoghe caratteristiche, posti in opera su corsi orizzontali e di altezza costante. Quest’ultimo tratto di muratura, collocato a coronamento dell’alzato originario della facciata, costituiva la struttura di un campanile a vela, di cui è ancora individuabile la luce per l’alloggiamento della campana, in seguito tamponata e rivestita da intonaco (fig.c).
Alla fase di fondazione della chiesa è riferibile anche la definizione di un’apertura situata sul perimetrale nord, presso l’angolo nord-occidentale dell’edificio. Dell’elemento architettonico originario, in seguito notevolmente rimaneggiato e prolungato in altezza, si conservano in posto il piedritto orientale, costituito da conci squadrati e modanati di arenaria, accuratamente spianati a subbia, e presumibilmente l’arco a tutto sesto che corona l’apertura (SP_SMP17_EA5 (15)).
All’impianto dell’edificio di culto doveva essere associato, in questa fase, un avancorpo in muratura posto a ridosso del lato settentrionale, le cui tracce murarie sono ancora parzialmente leggibili alla base della più tarda torre campanaria.
Le principali evidenze si documentano sul fronte murario prospettante l’attuale Via Croce, percorso stradale che ricalca una direttrice viaria già in uso in età medievale e presumibilmente in stretta correlazione con la chiesa. La muratura ancora leggibile si connota per la presenza di un’apertura – in seguito tamponata – definita da piedritti in conci di arenaria e coronata da un arco ogivale realizzato con cunei dello stesso litotipo, accuratamente rifilati e spianati a subbia fine (SP_SMP16_PPVI (4); SP_SMP17_PPVI_EA10_7005 (4)).
La soglia del varco, forse con gradino, doveva risultare solo parzialmente a vista, come suggerisce l’altezza disomogenea dei conci, destinati ad essere parzialmente interrati. La muratura sottostante è riferibile infatti alla struttura di fondazione dell’impianto, costituita da riseghe gradualmente aggettanti, contraddistinte dall’impiego prevalente di ciottoli a pezzatura naturale – anche di considerevoli dimensioni – che richiama la tecnica costruttiva documentata per la fondazione dell’abside rinvenuta in Area 1000 (SP_SMP17_PPVI_7001,7002 (5)).
Tali evidenze indicano una quota di calpestio esterna originariamente più elevata rispetto all’attuale, in accordo con la collocazione dell’acquasantiera in arenaria visibile sullo spigolo occidentale del prospetto (SP_SMP17_PPVI_7009 (3)). All’impianto dell’avancorpo sono riferibili altre porzioni di muratura individuabili alla base del campanile, lasciando ipotizzare una struttura ipoteticamente aperta su tre lati e raccordata da archi ribassati al prospetto settentrionale dell’edificio di culto, in corrispondenza dell’apertura posta in adiacenza alla controfacciata.
La particolare posizione topografica e gli aspetti planimetrici e strutturali del manufatto, talvolta accostato ad una tomba ad arcosolio in considerazione dell’arco ogivale che ne caratterizza il prospetto nord, richiamano una destinazione d’uso strettamente correlata al tracciato viario che fiancheggiava sin dal medioevo il lato settentrionale del complesso religioso.
Sulla base di tale correlazione topografica, rafforzata anche dalla peculiare collocazione dell’acquasantiera e dell’epigrafe commemorativa, a lato dell’accesso archivoltato, non è pertanto da escludere che l’avancorpo svolgesse la funzione di cappella ausiliaria o di edicola monumentale, annessa esternamente all’edificio di culto e in diretto rapporto con la viabilità.
Una seconda linea interpretativa suggerisce invece di identificare l’impianto con un passaggio coperto, una sorta di protiro, funzionale a creare una collegamento diretto tra il percorso stradale e l’interno della navata.
Tra la seconda metà del XVI e gli inizi del XVII secolo l’edificio di culto è interessato da interventi edilizi che conducono all’ampliamento verso est del settore presbiteriale, con la realizzazione di una nuova abside circolare, e alla costruzione della sagrestia annessa al presbiterio sul lato meridionale.
La tecnica costruttiva adottata in questa fase si distingue da quella trecentesca per la tessitura meno accurata, ottenuta con l’impiego di elementi lapidei eterometrici posti in opera su corsi discontinui, spesso ondulati e sdoppiati, con inzeppature in lastre litiche e frammenti di laterizio (SP_SMP17_PPII (10)).
Un cantiere edilizio di ampia portata, ricordato dalle fonti documentarie dell’archivio parrocchiale, interessa la chiesa nel XVIII secolo, quando si assiste alla sopraelevazione della navata, con realizzazione di una volta a botte sostenuta da paraste, e alla costruzione della cappella che si apre sul prospetto sud in adiacenza all’ingresso principale.
La muratura di sopraelevazione, contraddistinta dall’impiego di materiale misto (pietra e laterizio) disposto secondo una tessitura irregolare, è parzialmente leggibile alla sommità dei perimetrali e nella fascia medio-superiore della controfacciata, dove ingloba la struttura muraria del campanile a vela, defunzionalizzato a seguito dell’edificazione della torre campanaria.
I consistenti interventi costruttivi condotti in questa fase sono leggibili anche sui prospetti interni del perimetrale nord, dove la principale evidenza documentabile consiste nel ridimensionamento del portale posto in adiacenza alla controfacciata: la ricollocazione dello stipite occidentale e il prolungamento verso il basso di quello orientale, determinano il restringimento dell’apertura contestualmente ad un incremento della sua altezza.
Alla stessa fase costruttiva è forse riferibile anche l’apertura di un nuovo varco, con stipiti e arco ribassato in laterizi, posizionato in corrispondenza della porzione mediana del perimetrale nord e in seguito tamponato (SP_SMP17_PPV (37)).
L’edificio di culto assume in questa fase la sua volumetria definitiva, divenendo oggetto nel secolo successivo di interventi di lieve entità che comprendono l’inserimento dell’arco ogivale in cunei di arenaria che inquadra la lunetta del portale (fig.d) e la realizzazione sulla controfacciata delle buche di ancoraggio della tribuna dell’organo.
In relazione al medesimo cantiere è ipoteticamente interpretabile il ripristino in laterizi del paramento posto alla sommità del perimetral
e nord, in prossimità della controfacciata, con la definizione di un’apertura verosimilmente utilizzata per accedere alla tribuna dell’organo (fig.e).
Soltanto ipoteticamente, inoltre, è possibile attribuire a questa fase la completa tamponatura del varco precedentemente ricavato nella porzione mediana dello stesso perimetrale.
Le fonti documentarie conservate presso l’archivio parrocchiale attribuiscono, infine, ai primi decenni del XX secolo l’ampliamento verso ovest della sagrestia cinquecentesca, con la conseguente tamponatura delle monofore collocate sul perimetrale sud della navata.
Allo stesso orizzonte cronologico è riferibile anche la stesura degli intonaci dipinti ancora diffusamente presenti, sebbene lacunosi, sui prospetti interni dell’edificio di culto.